lunedì 24 dicembre 2012

Storiella di Natale



Gli abitanti del borgo di Bottarga Soprana non erano soliti festeggiare il Santo Natale. E non già in quanto anticlericali, atei o comunisti ma solo perché pigri e burberi (e magari un pelino tirchi). Nel mese di dicembre le strade acciottolate che faticosamente s’inerpiacavano verso la Chiesa di Santa Bernarda Martire, fiancheggiate dalle vecchie case grigie e malconce, non risplendevano di luci colorate e sulle porte di legno, rattristate dall’umidità e dagli anni, nessuna ghirlanda festosa addolciva l’animo dei viandanti. In quanto agli alberi, neanche a parlarne! Nessuno si prendeva la briga di “vestire” abeti o pini di palle lucenti, fiocchi o addobbi sgargianti. Inutile spreco di tempo… Persino il parroco, nella maestà decadente di Santa Bernarda, non si dava da fare più di tanto per rendere onore al nascente Bambin Gesù. In un cantuccio della navata orientale soleva “apparecchiare” un presepucolo povero e disadorno che a vederlo si stringeva il cuore: un San Giuseppe di terracotta alto due spanne veniva appoggiato sul nudo pavimento senza troppi complimenti a fianco di un Bambinello triste, anch’esso in terracotta, e ad una Vergine Maria marmorea, di dimensioni visibilmente più grandi, presa in prestito dalla una tomba del cimitero retrostante (Aristarco Bertellotti 1803-1898 rip), da quando la “titolare” in terracotta era andata in frantumi, cadendo dall’albero della cuccagna (del quale ornava la sommità) alla sagra della salamella, nel pieno di un torrido agosto.
Nell’altro versante del monte sorgeva il paesotto di Baruffa Primiera, “legato” a Bottarga Soprana da atavica rivalità campanilistica. Gli abitanti di Baruffa, forse per distinguersi dagli odiati vicini, solevano festeggiare il periodo natalizio con solennità e sfarzo. Le viuzze del paese risplendevano di addobbi e luci di ogni tipo, nella piazza del Municipio veniva decorato un abete bianco di dodici metri e le vecchine preparavano e offrivano a viandanti e forestieri dolci tipici (tra cui la famosa Mappazza di noci che fece la fortuna di tanti dentisti). Ma i baruffotti, col tempo, vollero strafare e iniziarono a festeggiare Natale due, tre e persino cinque volte l’anno! Ci fu anche chi, in campagna elettorale, promise che con lui a capo della giunta, si sarebbe festeggiato il Santo Natale il 25 di ogni mese!


Gli abitanti di Bottarga, sentendosi derisi, si risentirono assai; ne nacquero diverse dispute che, come spesso accade tra uomini avveduti, si risolsero quasi sempre a sassate e che resero necessario l’intervento del Pretore. Tuttavia, persosi tra cavilli legislativi, conflitti d’interesse, dubbi di competenza, lungaggini burocratiche, minacce e vendette trasversali…anch’egli gettò la spugna e fuggì in Messico. Quando tutto pareva volgere verso il caos più totale, la diplomazia locale riuscì ad imbastire una proposta di accordo: Baruffa Primiera non avrebbe potuto festeggiare più di due Natali per semestre ma doveva rinunciare alla celebrazione della Santa Pasqua che rimaneva esclusiva di Bottarga Soprana (che ne poteva gestire fino ad un massimo di due all’anno con l’opzione per la terza negli anni bisestili a fronte di adeguata copertura finanziaria). I baruffotti, tra l’altro, avrebbero dovuto anche rinunciare congiungersi carnalmente con le donne coniugate di Bottarga e a non ironizzare sulle virtù di Santa Bernarda. La questione era spinosa e la proposta di difficile attuazione, anche per i malumori delle donne di Bottarga. Poi però l’eruzione del vulcano rase al suolo i due paesi e ne uccise tutti gli abitanti, così la questione non fu più di primaria importanza…

Buon Natale a tutti!

giovedì 13 dicembre 2012

Favoletta



Tratta da ilmondodialbolo, 26 gennaio 2006


Una bimba triste mi ha chiesto di raccontarle una favola su una bimba triste; non mi ritengo all'altezza ma ci provo, anche per evadere un po' nel mondo della fantasia...
 
 C’era una volta una bella bambina triste che viveva in un castello cupo. In effetti la bambina non era sempre stata triste ma la era diventata da quando la malvagia strega Tubinga le aveva fatto il terribile sortilegio della paura. Tale incantesimo consisteva nel fatto che chiunque vedesse la bambina triste veniva immediatamente colto da un senso di panico irrefrenabile, che spesso esternava con urla e imbarazzanti peti. La bambina ben presto si trovò sola, dato che anche i familiari non volevano vederla ed erano fuggiti in Australia. La sventurata chiese alla strega Tubinga il perché di quell’accanimento contro di lei, creatura innocente che non aveva fatto mai del male ad alcuno. Sensata fu la di lei risposta: " Se fossi stata una strega buona avrei fatto sortilegi solo agli empi; ma, dato che Albolo mi ha definita malvagia, faccio un po’ i sortilegi a chi mi pare e vaff….!" 



La povera bambina triste cercò per anni qualcuno che la potesse aiutare, ma tutti, alla sua vista, si dileguavano. Alla fine incontrò una simpatica fatina che le disse: "L’unica persona che può salvarti è la strega Tubinga stessa ma nessuno ha avuto mai il coraggio di chiederle di tornare sui suoi passi." Detto questo, urlando di paura, sparì in una nuvola di metano. La bambina triste e speranzosa si incamminò verso il tenebroso bosco dei debiti, dove abitava la strega cattiva. Per mimetizzarsi nel buio della notte e cogliere di sorpresa la strega, si avvolse in un mantello scuro e procedette a tastoni tra gli alberi. Ad un certo punto incontrò un ferocissimo lupo che le disse: "Che bocca grande che hai…" ed ella, calma, di rimando: "Lupo, primo mi sa che hai sbagliato storia, secondo hai comunque invertito le parti, terzo sei daltonico perché il mio cappuccio è nero." "Non vi avevo riflettuto" disse il lupo "ma stai attenta perché quel cespuglio fetido che stai calpestando altro non è se non la testa della strega Tubinga." Quando la strega malvagia si risvegliò ella le chiese: "So che non hai mai cambiato il destino delle tue vittime, perché?" "Nessuno me lo ha mai chiesto…" rispose la vecchia e pronunciò le parole magiche per annientare il sortilegio della paura. "Ora non faccio più paura a nessuno!" squittì la bambina. "Ehm, no, cara, in compenso ti ho trasformata per errore in un topo muschiato e non so come guarirti da tale magia…" La bella topina piangeva a dirotto, quando la vecchia ebbe l’idea giusta: "Trasferirò l’incantesimo ad Albolo che è stronzo perché mi ha fatto fare la figura della vecchia rincoglionita e cattiva per giunta!" "Tanto non se ne accorgerà nessuno" convenne finalmente sorridente l’ex fanciulla triste. Come si diffuse la notizia della sua guarigione, tutti i giovani del villaggio accorsero per ammirare l’innocua ragazza e corteggiarla. Tornarono anche i familiari e gli amici dalle terre lontane e furono indetti 3 anni di festa. La fanciulla, che aveva imparato quanto è importante non abbandonare mai la speranza e la propria stima, si sposò con il suo principe azzurro e misero al mondo 12 paffuti bimbi. E così, come da copione, vissero tutti felici e contenti. Tranne uno. Squit!