domenica 17 marzo 2013

Calào

L'incurabile mancanza di fantasia e la necessità di affogare i dispiaceri nella porchetta mi costringono a riproporre vecchi deliri. Me ne scuso confidando in un repentino cambio di stagione e nell'indulgenza pontificia. Tratto da ilmondodialbolo, 6 gennaio 2010.



Il sig. Bruno uscì di casa presto come al solito. Era una fredda mattina di gennaio e il cielo era così bianco che pareva latte. Mentre si incamminava a passo svelto per raggiungere il posto di lavoro, alzò gli occhi al cielo e vide, accovacciato su un grosso ramo di un platano scheletrico, un buffo esemplare di Buceros bicornis,detto anche Calào! Ciononostante, con una leggera alzata di spalle, continuò a dirigersi di buona lena verso la sua meta. Naturalmente, se fosse stato meno ignorante, avrebbe saputo che il Calào è un uccello tropicale dell’ordine dei Coraciformi, che ama popolare i cieli dell’Asia Meridionale e non le fredde lande lombarde.

Quando giunse a destinazione si rese conto di aver perso il posto di lavoro. Si accostò al grosso cancello in acciaio zincato e fece per suonare il campanello ma il campanello non c’era più. Al posto del corpulento edificio dove, fino al giorno precedente, aveva per anni meticolosamente riempito schedari, ora vi era un grande spiazzo deserto, con una grossa pozza fangosa al centro. In alto diversi esemplari di Calào, intrecciavano confuse traiettorie nell’aria di cristallo. Naturalmente se il sig. Bruno fosse stato più profondo, avrebbe senz’altro riflettuto sulla precarietà del lavoro al giorno d’oggi, invece di indirizzarsi deciso verso l’affollato Caffè della Piazza.

Dentro al bar, in un profumo inebriante di caffè e dolcetti ancora caldi, un Calào vestito da barista gli porse una spremuta d’arancia e una ciotola di grani di miglio. Attorno decine di uccelli con vistose protuberanze cornee sul capo, vociavano nei tipici vestimenti da avventori. Il sig. Bruno consumò e uscì nell’aria scricchiolante di gelo.
Se fosse stato un po’ più sobrio si sarebbe probabilmente reso conto di non essere abbastanza sobrio per essere abile a guidare un’autovettura. Così si schiantò contro al primo muro, sotto lo sguardo rassegnato di un folkloristico Calào Indiano.

7 commenti:

  1. Beh dai, per me che ti leggo da poco è tutto nuovo! E fino ad oggi non sapevo manco cosa fossero i Calào.

    ps a me la porchetta piace da matti. Anche la carne di maiale in generale. Mi piace così tanto che un mio amico mi disse che voleva regalarmi un ciondolo a forma di spiedino di maiale che gira sul fuoco.

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  2. bastardo di un calao,chissà che ci aveva messo nella spremuta

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  3. ah ah ah! ci mancavano i Calài a portar via il lavoro agli uccelli italiani

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  4. buona pasquetta albolo ...
    (non è ciccione è tutto pelo,credo...non sono ancora riuscita ad avvicinarlo per verificare di persona)
    un abbraccione

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  5. Che te lo dico a Fà... da brava Romagnola amo tutto ciò che proviene dal Maiale. :D Interessantissimo scritto.. te come stai?

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