La strada era conosciuta da tutti come “via della Stazione”
e su ciò poteva pure aver influito la targa marmorea posta all’inizio della
stessa, indicante per l’appunto quel nome. Via della Stazione era proprio una
via strana, che la diceva lunga sull’indole e le peculiarità degli abitanti del
luogo. Partiva in sordina dal fondo valle e si faceva largo, zigzagando, tra
case squadrate e giardinetti recintati e, per i primi cinquecento metri,
avresti potuto anche dire di passeggiare in una comune e graziosa stradicciola
di periferia. Invece, passate la casa degli Armerini e quella, dirimpetto,
pozzo-dotata, dei Graziotti (in lite da generazioni per il pozzo e diverse
dicerie sulle rispettive donne di casa), prendeva slancio e impennava decisa,
con pendenze talvolta imbarazzanti, dritta dritta , quasi in verticale alla
volta del borgo superiore. E, quasi senza accennare curva o tornantello, a mano
a mano perdeva la caratteristica di strada fino a prendere la configurazione di
viottolo di campagna, mentre attraversava campi per lo più incolti, rallegrati
da rare case coloniche trasandate e secolari e altre trasformate in fredde
villette con piscina vuota annessa. Se via della Stazione avesse avuto un unico
padre, egli non avrebbe certo goduto fama di uomo particolarmente fantasioso,
sia in qualità di ingegnere che di responsabile della toponomastica comunale.
Difatti non ignoro di far torto alla vostra intelligenza nell’esplicitarvi che
la strada conduceva dal borgo abbarbicato sulla collina fino alla stazione
ferroviaria che giaceva nella sottostante vallata. Anzi, a ben vedere, conduceva alla ex stazione
ferroviaria, giacché era stata dismessa da quasi un lustro e la nuova stazione,
più al passo coi tempi, sorgeva quasi due chilometri più a valle ed era più
accogliente, spaziosa e dotata addirittura di un piccolo bar riservato ai
pensionati e di distributore automatico di preservativi (verosimilmente usati).
La vecchia stazione era rimasta, così, abbandonata e
solitaria, coi marciapiedi invasi dalle erbacce, con i vetri delle finestre
rotti, le pareti scrostate, i vecchi lampioni spenti e Michelìn Gigione, che la
vide per la prima volta al principiare di quell’autunno, coi suoi occhi bui e
venati, quella bocca squadrata e chiusa da pesanti catenacci, pensò che fosse
sintesi ed emblema di ogni cosa che conducesse lacrime, di ogni pensiero triste
ed ingombrante, di tutto ciò che facesse male al cuore, della malattia del
mondo.
Segue elenco non esaustivo delle cose che facevano male al
cuore secondo Michelìn Gigione: la morte, lo scorrere del tempo, l’estate quando
sta per finire, i ricordi, la bellezza disarmante, il confronto con la
propria arida mediocrità, la coscienza della perdita, il sentire di non
sentire, la noia, il colesterolo.
Così Michelìn Gigione ripensò alla propria famiglia: i
genitori ormai anziani e rassegnati, nella buia casa di città, i suoi cinque
fratelli sparsi qua e là per il mondo a rincorrere inutili sogni, il gatto
Tobia, compagno inseparabile dei giorni della sua fanciullezza, ormai quasi
immobile sul suo giaciglio e prossimo alla fine della sua settima vita…e
improvvisamente capì che irrimediabilmente niente sarebbe più stato come prima.
E guardando la vecchia stazione, solitaria e malinconica, pensò che solo quella
sarebbe potuta essere la sua nuova casa, con quegli occhi tristi, lei che era
simbolo ed emblema di tutto ciò che conduceva lacrime.
Con tali pesanti pensieri conficcati nella mente, si
incamminò lungo la via della Stazione e, superata la casa pozzo-carente degli
Armerini, tra il vociare confuso di
ancestrali litigi, iniziò ad arrancare alla volta del borgo superiore. Ben
prima di metà salita aveva già scordato tutto e ne approfittò per evacuare.
grande Albolo! sempre un piacere leggerti..ed evviva il Gigione!!
RispondiEliminaRiesci sempre a sorprendermi .... leggo, immagino il tutto, compreso la casa pozzo-carente (l'ho già detto un'altra volta: non so come ti vengano), mi viene una sorta di malinconia e finisco con fare una risata. Non essere tirchio: scrivi di più, per cortesia.
RispondiEliminaCiao. Buona giornata.
eh eh sangue ligure... XD
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