Erano gli ultimi anni del secolo XIX o forse i primissimi
del successivo, non saprei dire con precisione. Erano tempi nei quali la parola
“abbondanza” era completamente sconosciuta e anche riuscire a dare un tetto
alla propria famiglia non era poi scontato. Così succedeva spesso che diversi
nuclei familiari si unissero per condividere spese e scomodità di un
appartamentino in affitto (che era già un successo riuscire a trovare). Fu così
per Angelo, giovane falegname giunto nel Golfo dalla fredda Lombardia diversi
anni prima. Raggiunto in Liguria dalla moglie Rosina, non appena la sua
famiglia si accrebbe, ebbe la necessità impellente di trovare una dimora più
ampia. E fu così che, insieme ad una famiglia di conoscenti, trovò un
appartamento in un palazzo signorile che, per ragioni che ignoro totalmente,
era allora conosciuto come “il Vaticano”. Ad Angelo non pareva neanche vero
aver trovato una sistemazione così decorosa, a pochi passi dal centro storico e
dal mare, con una spesa tutto sommato ragionevole! Ma da subito fu chiaro che qualcosa
non andava…
Fin dalle prime notti, difatti, iniziarono ad udirsi strani
rumori provenire dalle altre stanze: oscuri scricchiolii, sordi tonfi, colpi
sulle pareti. Evidente che, all’inizio, ognuno tese ad incolpare l’altra
famiglia per quegli ‘attentati’ al giusto riposo, tanto più che la reciproca
conoscenza era ancora in fase embrionale e massiccia era la presenza di infanti
e ragazzini. Ma i reciproci sospetti furono accantonati la sera che le due
famiglie al completo si attardarono più del solito nella grande cucina. D’un
tratto si udì un rumore forte dal locale vicino; gli uomini si precipitarono in
quella direzione brandendo in mano manici di scopa. Quadri, suppellettili,
persino alcuni indumenti…tutto ciò che era appeso alle pareti o appoggiato sul
mobilio adesso giaceva sul freddo pavimento. L’appartamento fu passato al
setaccio ma non si trovò alcun intruso, né segni di effrazione sulla porta. Non
si trattò purtroppo di un avvenimento isolato: quasi ogni notte il sonno veniva
disturbato da inquietanti fragori e al mattino, al risveglio,
lo spettacolo era quello di un
campo di battaglia. Poi iniziarono anche i contatti fisici: non era infrequente
che, durante il sonno, gli abitanti dell’appartamento si sentissero sfiorare da
mani gelide. Urla di terrore squarciavano la notte, sottolineando l’evento. Ma
chi erano? Che volevano da loro?
Iniziò a farsi strada una vecchia diceria secondo la quale
in quell’appartamento, diversi anni prima, fossero stati ritrovati i corpi in
avanzato stato di decomposizione di due fidanzati morti suicidi; le loro anime
dannate sarebbero state ancora prigioniere di quelle mura. La notizia si
diffuse; ne parlarono i giornali e se ne interessò la Questura. In più
occasioni la casa fu messa sotto l’attenta sorveglianza di quattro guardie: due
nell’androne del palazzo e due in prossimità della porta di ingresso. L’iniziativa
non ebbe successo e pare che anche le guardie ne uscirono malconce. Una sera
che Angelo tornò a casa più tardi del solito, trovando già tutto sottosopra,
disse alla moglie, esasperato: “Se sono vivi si facciano vedere; se sono morti
vadano all’inferno!” Si sentì arrivare uno schiaffo talmente forte sulla
guancia sinistra che si rintanò sotto le coperte senza proferire più parola. La
sera seguente, incurante della neve che cominciava a cadere sulla città, Angelo
riunì la sua famiglia e la condusse a pernottare nel suo laboratorio
artigianale dove, per riscaldarsi un poco, accese un focolare improvvisato,
bruciando trucioli di legno. Il Questore disse a Rosina: “qui c’è qualcuno che
si diverte a fare la “fisica”; benedetta donna fate di tutto per cambiare casa
perché avete una famiglia con bambini piccoli che si spaventano!” E così fu
fatto. Angelo si affrettò a trovare una nuova dimora e trasferì la sua famiglia
in un appartamentino che si affacciava sulla frenetica piazza del mercato; una
collocazione sicuramente meno comoda e signorile ma molto, molto più tranquilla...
Questa potrebbe essere una storiella come tante altre, senza
neanche il dono di una particolare originalità, se non fosse che…è vera.
Una trentina di anni dopo questi avvenimenti, il marito di
Giuseppina (figlia maggiore di Angelo), uomo non particolarmente incline a
credere alle “fantasie” di moglie e suocera, incontra un compagno di scuola che
aveva trovato occupazione in un’altra città; egli, in trasferta di lavoro nel
Golfo, confessa all’amico di essere alloggiato in un appartamento dove non
riesce a riposare perché accadono “cose strane”. L’appartamento è lo stesso indicato
dalla moglie.
Ancora diversi anni dopo, siamo approssimativamente negli
anni ’60, il marito della figlia minore di Giuseppina riferisce di
un’esperienza simile vissuta recentemente da un suo collega, alloggiato in un
appartamento (non meglio precisato) sito in uno stabile non lontano
dall’Arsenale Militare. Neanche a dirlo quello stabile è appunto “il Vaticano”.
p.s. qualsiasi contributo inerente fatti simili accaduti in questa zona è gradito
ben felice di ritrovarti su questa piattaforma... e grande storia.. :-D Bisognerebbe capire perchè non riescono ad andarsi, poveri fantasmi avranno qualcosa in sospeso.. :-(
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